Un’insolita Venezia…e i suoi cicchetti

Un viaggio a Venezia con le birre Zago

Nel panorama degli eventi che ho voluto offrire quest’anno, il 2021 si è concluso, tra tanti calici di vino, con un’ “insolita” serata. “Insolita” perché con la fine di un anno ho voluto, invece, dare inizio ad un nuovo viaggio di scoperta: quello del mondo delle birre, in collaborazione con il Birrificio Zago.

Zago è un birrificio agricolo che coltiva le proprie materie prime in un territorio da sempre vocato prevalentemente alla produzione di vino che di birra, ma l’attitudine alla coltivazione dei cereali di queste terre, ha fatto sì che anche in Friuli Venezia Giulia si potesse produrre una birra di alta qualità. Il birrificio agricolo si distingue, infatti, da quello artigianale in quanto segue l’intera filiera di produzione: dalla coltivazione dell’orzo e del luppolo, in questo caso nei campi di proprietà a Taiedo di Chions in provincia di Pordenone, fino alla produzione vera e propria che avviene nello stabilimento di Villotta di Chions (Pordenone). L’area in cui il birrificio si trova non è stata scelta a caso: in questa zona l’acqua, ingrediente fondamentale della birra, è particolarmente pura e possiede dei valori che la rendono ottimale per la produzione di birra.
“L’idea di creare le nostre birre agricole nasce più di sei anni fa, quando abbiamo iniziato a coltivare l’orzo distico e cinque varietà di luppolo nei nostri campi.” Raccontano i titolari nel sito dell’azienda. “Lo scopo era quello di realizzare una dimensione che ci permettesse di maltare la nostra materia prima.”

Enrico Chiaradia racconta:

“ Già da giovane accompagnavo mio padre Mario Chiaradia, fondatore di Zago dal 1978, nel suo lavoro e nella sua passione per la birra. In questo viaggio ho avuto la fortuna di visitare numerose birrerie in tutta Europa, in alcune delle quali poi sono tornato. Negli anni seguenti mi resi conto che qualcosa era cambiato. Riassaggiando le loro produzioni, nella grande maggioranza dei casi, non trovai più il gusto originario e autentico: la gamma delle loro birre non aveva più l’importanza della ricetta storica o forse i corretti tempi di maturazione. Crescendo capii la severa legge della domanda e dell’offerta, le dinamiche del mercato ormai globale e dei tempi di realizzazione sempre più stretti per sviluppare grandi produzioni. Alcuni produttori si sono inevitabilmente concentrati solo sulla crescita degli ettolitri prodotti per far fronte a grossi investimenti e più gli ettolitri crescevano più essi dovevano cercare soluzioni alternative per risparmiare e velocizzare. Ecco nascere le pratiche di utilizzo di cereali succedanei, la carbonazione forzata e il largo utilizzo della microfiltrazione e della pastorizzazione. Purtroppo, tutto ciò ha fatto sì che questo prodotto perdesse alcuni dei suoi valori, quali, ad esempio, il senso di genuinità, stagionalità, comunità e la condivisione del lavoro e del territorio. Anche se, fortunatamente, ancora esistono dei luoghi in tutta Europa dove la birra ha mantenuto quello spirito quasi religioso. Nel dopo lavoro, in Gran Bretagna, impiegati, manager, imprenditori e operai, si trovano davanti a una pinta di buona birra. E cosa dire del relax che vivono i tedeschi nei loro ‘Garten’ ai piedi di antichissime birrerie? Sono questi ricordi che mi hanno spinto a tornare alle origini, alla terra, e a produrre una Birra Italiana.”.

Ad oggi la linea di Zago Birrificio si compone di tutte birre ad alta fermentazione, il cui grado alcolico massimo non supera tuttavia gli 8 gradi, perché mirano costantemente ad ottenere dei prodotti di alta qualità ma “beverini”, alla portata di tutti i palati e adattabili ad ogni momento della giornata.

La nostra serata ha visto come protagoniste cinque delle sei birre della linea “Exclusive Selection” dedicata a Venezia, abbinate, come la buona tradizione veneziana insegna, a dei cicchetti gourmet.
Sei birre come i sei sestieri della Serenissima, il cui rimando, colorato e accattivante, lo troviamo sulle etichette di ciascuna bottiglia.

Gli ospiti sono stati accolti dal signor Mario Chiaradia che, con professionalità e tanta passione, ha guidato l’intera serata, iniziata con un fresco sorso di Blanche IPA, l’agrumata, con i suoi sentori di arancio amaro, bergamotto e miele di castagno, dedicata al sestiere Dorsoduro-Giudecca. Una crema persistente, un sorso morbido e fresco, dal finale leggermente amaricante.

Ci siamo poi accomodati nella sala degustazione per proseguire il nostro viaggio veneziano, brassicolo e goloso di sapori e tradizioni.

La Hoppy Blond ALE, la bionda, dedicata al sestiere di San Marco, dall’aspetto consistente e cristallino e dalla crema compatta e cremosa, è stata il secondo assaggio. I suoi profumi ricordano il lievito fresco, i fiori di luppolo e le note agrumate. L’abbiamo accompagnata ai sapori della laguna: una capasanta al forno e dei crostini di baccalà mantecato al naturale e con olive taggiasche.

Il colore ambrato marcato della Superior IPA ha riempito il terzo calice. Birra dalle variegate sfumature, dal perlage fine ed equilibrato con una crema molto marcata e complessa. I luppoli utilizzati sprigionano un bouquet vegetale e floreale tra cui spiccano note di peonia, bergamotto e tiglio. Al gusto emergono note amaricanti persistenti, tipiche di questa tipologia, che lasciano in bocca una sensazione fresca e delicata. Sapori decisi che hanno trovato riscontro nei cicchetti abbinati: involtino di macinato e verza e crostino di polenta con musèt (cotechino). Questa IPA, nella sua etichetta, presenta la dedica al sestiere più esteso di Venezia: Castello, con i suoi luoghi simbolo (l’Arsenale, la chiesa di San Giovanni in Bragora e Palazzo Grimani).

Sapori sempre più decisi al nostro palato con il quarto assaggio e quarto abbinamento: l’ambrata Pale ALE con lo Storico Ribelle, il Bitto, formaggio presidio Slow Food degli alpeggi delle Valli Orobie (Lombardia), salvaguardato dal Consorzio e preservato come un tesoro da non perdere della nostra penisola. La birra si presenta ambrata con una gasatura non troppo marcata ma che genera un consistente cappello di schiuma. Al naso richiama le sensazioni biscottate e il sentore di malto, bilanciate dal luppolo in fiore. Al palato regala un corpo morbido, ma con sensazioni complesse date dal mix di malti speciali, una leggera sapidità, eleganza e pulizia.
Il sestiere di San Polo è la dedica in etichetta (luogo dove la Serenissima aveva le sue saline) con il suo simbolo più rappresentativo: il Ponte di Rialto.

Con il quinto assaggio ci “spostiamo” al sestiere di Santa Croce, raffigurato sull’etichetta della Black IPA. Birra scura, avvolgente, dai sentori tostati che si sono abbinati alla perfezione con il crostino di gorgonzola e noci e la ricotta affumicata accompagnata dalla gelatina di birra. Questa birra è contraddistinta, oltre che dal colore intenso e dalla schiuma persistente color panna, dal corpo rotondo e deciso con cui si presenta al palato, con sentori di caffè e bergamotto.

La nostra degustazione alla scoperta “insolita” di Venezia, delle birre a lei dedicata e dei cicchetti gourmet, di cui Mario e la signora Rita ci hanno raccontato storia, produzione e aneddoti con minuziosa passione e simpatia, ci ha portati alla conclusione della serata con un balzo di sapori e nel tempo.

Con l’approssimarsi delle feste natalizie non potevamo non assaggiare e condividere il Panettone Zago, prodotto con la Birra a metodo Champenoise HΨ Cuvèe.

La birra HΨ Cuvèe è una birra prodotta con metodo Champenoise, ad alta fermentazione con rifermentazione naturale in bottiglia. Una birra intrigante e viva che perdura nel tempo e regala incantevoli sensazioni. Noi abbiamo degustato una Magnum Riserva del 2011. Morbida, avvolgente e dai toni sensoriali di malto tostato, caffè, caramello e cioccolato, abbinati golosamente e goduriosamente al panettone, alla geleé prodotta con la stessa birra e a del cioccolato fondente (La Perla, Torino) senza zucchero di alta qualità.

Chi dice che la birra non può invecchiare ed evolvere senza regalare piacevoli ed inaspettate sorprese, alla pari dei grandi vini?!

L’etichetta rappresenta le divinità egiziane Iside e Osiride che brindano al buon proseguimento della gioia e della convivialità. Un augurio che ci siamo fatti in prossimità delle feste e per il futuro di tutti noi.