Calici di una notte rosa di mezza estate

Le sfumature dei vini rosati incontrano i profumi d’Oriente

Freschi, briosi, rosa con sfumature aranciate, del colore del tramonto: i vini rosati sono stati protagonisti della degustazione di venerdì 21 luglio “Calici di una notte rosa di mezza estate” presso l’Azienda Agricola Monica Vettor a San Quirino (Pordenone).
L’ultima degustazione a cadenza mensile da Monica, prima di una piccola pausa estiva, per poi rivederci a settembre.

Scegliere il tema di queste serate è tra le cose più belle del mio lavoro, perché mi stimola, mi rende creativa e mi fa viaggiare con la mente tra il “ciò che posso dare e il ciò che posso ricevere”.

I vini rosati rappresentano quel mondo a sé, dalle modalità di produzione alle qualità organolettiche, che li rendono ancora poco considerati soprattutto sul mercato italiano; perché considerati “né carne né pesce”, una via di mezzo che non si sa mai “dove piazzare” ma che, invece, proprio per la loro variabilità e versatilità possono essere affiancati sia alla carne, sia al pesce.

La durata del periodo di macerazione, l’intensità del colore e la struttura, il vitigno o i vitigni d’origine, il terroir e la mano sapiente di enologi e vignaioli sono tutti fattori che concorrono alla creazione di un ventaglio di vini rosati presenti in commercio non da poco.

Partiamo dalle bollicine, spumanti metodo classico o metodo charmat che si esprimono con eleganza e raffinatezza, come i primi due nostri vini degustati in questa serata: il Prosecco Rosé Brut DOC 2022 della padrona di casa e il Franciacorta Rosé Brut DOCG di Contadi Castaldi (Adro, Brescia). 90% Glera e 10% Pinot nero, prodotto con metodo charmat il primo, 65% Chardonnay e 35% Pinot Nero, prodotto con metodo classico il secondo. Eleganti, setosi al palato e verticali nella loro freschezza acida ben bilanciata.
Come da tradizione il calice di Monica è stato il benvenuto che profuma di mela, pera ed eleganti fragoline di bosco con quella soffusa nota minerale di “Grave del Friuli”. Sfatando miti e leggende ho raccontato i veri perché della nascita del Prosecco Rosé nel 2020 ed i passi che ancora oggi il Consorzio e, soprattutto, i piccoli produttori che hanno scelto di inserirlo nella loro offerta, stanno ancora compiendo con l’intento di ottenere un prodotto eccellente come Monica, fin dagli inizi, ha sempre saputo fare.

Ci spostiamo in Franciacorta per la seconda bollicina dalle sfumature rosé della serata. Siamo in casa Contadi Castaldi, costola della rinomata Bellavista che, nel 1987, Vittorio Moretti, suo patron, decise di far nascere in una vecchia fornace che aveva acquistato perché legata ai ricordi d’infanzia della moglie Mariella.
Raccolta manuale, fermentazione con lieviti indigeni per 20 giorni in acciaio e una parziale malolattica, sosta di 7 mesi in acciaio e successivamente in barrique ed un affinamento sui lieviti in bottiglia di circa 30 mesi. Un calice rosa corallo, dai riflessi brillanti e luminosi; ribes e lampone al naso, petali di rosa e sfumature di frutta tropicale, pesca e pasticceria sul finale; cremoso al palato, croccante e verticale con acidità e sapidità che rendono il palato fresco e pulito. Soprattutto per sgrassare la frittura del Won Ton proposto per l’abbinamento.
In questa serata ho voluto portare i partecipanti a fare un viaggio in Oriente con i profumi della cucina di Tahin Catering.
Il primo accompagnamento ci ha portati ad assaporare i gusti agrodolci della Cina, sposati e puliti dal sorso di Franciacorta Rosé degustato.

Dalle bollicine passiamo ai fermi, sfatando subito un falso mito: i vini rosati non sono prodotti miscelando vini bianchi e rossi, pratica tra l’altro proibita per legge, ma sono prodotti a partire da uve a bacca nera, riducendo i tempi di macerazione a contatto con le bucce (da poche ore a massimo due giorni), in modo che solo una piccola frazione delle sostanze coloranti e dei tannini venga ceduta al vino; questa si chiama appunto “vinificazione in rosato”.

Non si può parlare di vini rosati senza fare un salto in Salento. La Puglia, culla storica – documentata – dei vini rosati.
Il marchio Leone De Castris nasce nel 1925 quando Piero Leone Plantera e Lisetta De Castris producono la prima bottiglia con lo spirito cosmopolita che ancor oggi distingue l’azienda.
Famoso è l’aneddoto grazie a cui fu creata la loro etichetta di punta: il rosato Five Roses. Era il 1943 e pare che il generale americano Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti per le forze alleate durante il secondo conflitto mondiale, necessitasse di una grossa fornitura di vino rosato proprio dal feudo delle Cinque Rose, di proprietà di questa cantina, così chiamato perché ininterrottamente le generazioni di Leone De Castris si susseguivano ad un ritmo di 5 figli alla volta. Il generale, necessitando di un nome internazionale per promuovere questo rosé, tradusse il nome del feudo in inglese, lanciandolo a tutti gli effetti sul mercato straniero.
Nel 1993, per ricordare i cinquant’anni dalla messa in produzione venne prodotta l’etichetta “Five Roses Anniversario” che, ancor oggi, ogni anno, viene prodotta con le uve migliori di Negroamaro e Malvasia Nera.
Versando il “Five Roses 79° Anniversario” Salento Rosato IGT 2022 dell’Azienda Vinicola dei Conti Leone De Castris (Salice Salentino, LE) nei calici si sprigiona subito l’intensità ed il calore dei vini del sud. Un rosa cerasuolo brillante, sentori di ribes rosso, ciliegia, amarene fresche e mirtilli, accompagnati da petali di rosa e fiori di sambuco, abbracciano note di erbe aromatiche e leggere sfumature iodate. Fresco, sapido ed elegante al palato, contraddistinto da una buona acidità, una buona struttura ed un lungo finale fruttato.
Tra i migliori abbinamenti con i vini rosati troviamo il sushi: il Nigiri sushi con del salmone affumicato proposto si lega al sorso strutturato del Five Roses Anniversario; un abbraccio continuo di sapori tra calice e piatto (rigorosamente mangiato con le bacchette o con le mani come fanno in Giappone!).

È la Francia, in particolar modo la Provenza, che ha fatto conoscere, però, nel mondo – con una forte campagna pubblicitaria che continua da 30 anni – i vini rosati. Vini che contraddistinguono uno stile di vita, vini che rispecchiano lo stile francese, vini che profumano di macchia mediterranea, fini alla vista ed al palato, ma che nascondono un forte carattere. Rosati pallidi che sfumano eleganti al rosa antico, note fragranti e floreali con richiami di fragole, ciliegie e mineralità come troviamo nel quarto vino degustato: il “Nuit Blanche en Provence” Cotes de Provence AOP 2022 della Famille Negrel (Trets, Francia). Cinsalut e Grenache raccolti di notte (da qui “Nuit Blanche”) per preservare freschezza e profumi generosi e per evitare che il forte sole diurno faccia partire fermentazioni spontanee non desiderate. Assieme ad Erica (Tahin Catering) ho ricercato i sapori complessi del Vietnam abbinandoci un Sambal di gamberi strepitoso che ha esaltato e si è fatto esaltare dal calice: latte di cocco, lime, curry, piccantezza, dolcezza che la freschezza e le note fragranti, eleganti ma decise di questo rosato provenzale hanno saputo sposare alla perfezione.

L’ultimo vino degustato ci ha fatto ritornare in Italia e, per un certo senso, a casa: Il Rosato IGT Toscana 2022 della cantina Le Falene (Castagneto Carducci, Livorno). Un rosato toscano che nasce dai vigenti di Sangiovese coltivati sulla costa da Massimo Casagrande, agrotecnico, e Vincenza Folgheretti, enologa e mano destra nella produzione dei vini di Monica Vettor. Questo rosato nasce con la tecnica del salasso che gli permette di racchiudere in sé tutta la concentrazione del Sangiovese, regalando così un calice dal color buccia di cipolla, potente al naso di erbe aromatiche, frutta rossa, fiori e pepe. Strutturato, complesso e persistente al palato senza perdere freschezza ed equilibrio.
“Né carne, né pesce” questo si pensava dei vini rosati…
Li abbiamo abbinati al pesce, cotto e condito in differente maniera, li possiamo accompagnare alle verdure, alla pizza ed ai salumi; abbinamenti a 360° che permettono anche lo sposalizio con la carne. Ed è stata proprio la carne l’ultima protagonista nel piatto di questa serata: pollo caramellato con shiso che ci ha fatto volare in Thailandia. Un piatto dalla tendenza dolce e leggermente amarognola per la caramellatura, il mix di profumi e sapori dello shiso, il basilico cinese, che ricordano l’anice, la melissa, la menta, il basilico, la cannella, i chiodi di garofano e gli agrumi. Ricchezza e sapori complessi di cui il Sangiovese, seppur rosato, non ha avuto paura, incontrandosi tra un morso e un sorso alla perfezione, in quest’ultimo difficile ma azzeccato abbinamento della serata.

Un ringraziamento per aver reso possibile questa serata ed avermi accompagnata nella realizzazione a: 
Monica Vettor per la collaborazione e la sua stupenda location;
Tahin Catering per gli abbinamenti dal profumo d’Oriente;
Carlo per le foto.