Pitars

Nel cuore delle Grave del Friuli

Nel territorio unico delle Grave del Friuli, nascono i vini pluripremiati “Pitars”, in cui vive la tradizione rurale ed il mestiere di quattro generazioni che con studio e una visione innovativa, portano avanti il nome della famiglia con il supporto della tecnologia e l’attenta visione dell’ambiente che li circonda.
Questo è stato l’ultimo Evento dell’Estate con Me 2021 ed il primo appuntamento di “In cantina con la Sommelier” dopo la pausa estiva.

Ci siamo immersi nel cuore del Friuli e delle Grave. Proprio al centro di questo territorio unico al mondo.

13 i vitigni coltivati dall’azienda vitivinicola Pitars, divisi in territori diversi: tra le Grave a Pordenone e le zone limitrofe della provincia di Udine.

Tutte le uve sono vinificate nella cantina che ha sede a San Martino al Tagliamento (PN). Ed è proprio il fiume Tagliamento il principale protagonista di questo territorio.
Questa azienda vede la famiglia Pittaro, discendente di Angelo, impegnata a 360° nell’attività di famiglia: dal vigneto al prodotto finito. Importante diventa, dunque, la tracciabilità del prodotto: quello del vino nelle bottiglie che parte dalla tracciabilità nel vigneto, grazie ai quaderni di campagna, che raccolgono la produzione e le attività svolte degli ultimi 30 anni.

Siamo stati accolti in cantina da Nicola Pittaro: nell’edificio in bioedilizia più grande del Friuli, costruito nel 2006. Immergersi qui è come immergersi in una sorta di castello. Il punto vendita che ti accoglie e la serie di stanze e scalinate che creano delle ambientazioni da sogno per svariati eventi, cerimonie e matrimoni.
La sua struttura non prevede cemento, ma tutta la costruzione è in legno. Classe A+.

Dalla sala più alta della struttura, dove saliamo, possiamo ammirare in lontananza la città di San Daniele, famosa per il Prosciutto crudo, che viene prodotto qui, grazie al microclima ideale per la stagionatura: clima, brezze dal mare e protezione delle Alpi alle spalle.
Lo stesso giovamento ne traggono i vigneti della cantina che, orientati nella corretta posizione, sono sfiorati in direzione nord-sud dai venti dall’Adriatico che attraversano le coltivazioni fino a giungere proprio a San Daniele.
Questo comporta un’uva sana, molto matura ed un’importante escursione termica che giova all’arricchimento aromatico delle uve.
Ci troviamo proprio a metà strada tra Alpi e Adriatico, vicino all’argine del Tagliamento.

I vigneti che costeggiano l’argine del Tagliamento godono di un’escursione termica ancora più alta: brezze fredde mattutine e suolo caldo, sassoso, nel pomeriggio: la buccia dell’acino sviluppa, così, un’importante ricchezza di aromi.

Le uve vengono vendemmiate la mattina, per mantenere questo importante corredo aromatico primario.

Il terreno dei vigneti della cantina è variegato: attorno alla struttura il suolo presenta 30 centimetri di materiale organico che si assottiglia man mano che ci si avvicina al Fiume, che, per milioni di anni ha portato a valle una grande quantità di ciottoli.
Troviamo quindi una mineralità diversa, che è ancora più accentuata con gli altri due vigneti collocati a Rivolto, in provincia di Udine, (Vigneto Braida Santa Cecilia, con terreno complesso di sassi e argille) e a Passariano, sempre in provincia di Udine, zona di risorgive, dove nascono i grandi rossi che trovano giovamento da un suolo ricco di argilla, pesante e copioso di materiale organico.

23 sono gli ettari di uve a bacca rossa. Una scelta in controtendenza nel pordenonese.
Il 15% della produzione vede Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Refosco dal peduncolo rosso. Mentre la restante percentuale si divide tra i bianchi autoctoni come il Traminer aromatico, la Malvasia, il Friulano, la Ribolla Gialla e il Glera, accanto ai vitigni internazionali quali lo Chardonnay, il Sauvignon, il Pinot Grigio.

Ci dirigiamo poi verso il vigneto che attornia la cantina: un vigneto di Merlot dove la vendemmia è completamente manuale con le uve poste con minuziosa attenzione delle cassette di plastica.

La cantina Pitars punta ad una tecnologia sempre più avanzata per eliminare l’agrochimica, per avere così una coltivazione sempre più naturale.
Utilizzano delle vespe parassitoidi per combattere la cocciniglia nelle piante e la confusione sessuale.

Ci immergiamo poi nel cuore pulsante dell’azienda: la cantina.
Visitiamo la barricaia e la sala di appassimento sotterranea; accanto alle quali da qualche anno riposano anche poche migliaia di bottiglie di Metodo Classico.
Qui, nelle barrique di rovere bianco della California di media tostatura, affinano i rossi per le grandi riserve. Un legno che non invade organoletticamente il vino, ma ha il compito di ammorbidirlo e mantenere allo stesso tempo la sua identità varietale.
Per i bianchi (Chardonnay e Friulano) vengono invece utilizzate le barrique di rovere francese.

Tutto questo per le uve migliori, i grappoli migliori selezionati a mano, nelle annate migliori.

Saliamo, e, dal legno all’acciaio, è come fare un passo dal passato al presente: qui la tecnologia la fa da padrona. Autoclavi per gli spumanti, serbatoi per i vini bianchi e vinificatori Ganimede per i rossi.
“I maggiori investimenti li abbiamo fatti nella spumantizzazione” ci dice Nicola. Perché è proprio in quella direzione che si è sviluppato maggiormente il mercato negli ultimi anni.
Una cantina all’avanguardia. Nata negli anni ’70. Attenta al territorio in cui è nata, ma sempre pronta a smussare la sua tradizione per andare incontro alle esigenze di mercato.

Il ventaglio d’offerta è ampio.
Cinque sono stati i nostri assaggi.

La bollicina, come d’usanza, è il simbolo dell’accoglienza:
Ribolla gialla spumante brut 2020, 12° alcol ha “aperto le danze”.
Metodo Charmat che nasce dalle uve coltivate nel vigneto Braida Santa Cecilia a Rivolto. Giallo paglierino con riflessi verdognoli con un perlage fine e persistente donato dai 6-9 mesi che la Ribolla svolge la sua rifermentazione in autoclave. Al naso è delicata ed elegante, con ricordi di fiori (glicine, fiori bianchi) e frutta (pesca, mela in particolare) assieme ad una leggera nota citrina di buccia di limone. Buona struttura al palato, con un’impronta retrolfattiva persistente.

Fojâl, Metodo Classico Brut 2017, 24 mesi sui lieviti, il secondo assaggio. Fojâl, il baco da seta in lingua friulana che rende l’idea di bozzolo: il legame famigliare che scorre nella famiglia Pittaro. 50% Chardonnay e 50% Pinot Bianco che crescono nelle Grave del Friuli e, raccolti a mano, vanno incontro ad una prima fermentazione in autoclave e una rifermentazione in bottiglia per 24 mesi.
Si presenta di un bel giallo paglierino intenso con un perlage persistente e molto fine. Pulito al naso, minerale, un fruttato fresco (agrumi che ricordano il pompelmo e frutta a polpa gialla come la pesca) che si intreccia alle note evolute di lievito, nocciole, noci, miele.

Proseguiamo poi con il Sauvignon Friuli DOC “Braida Santa Cecilia” 2020, 13.5° alcol.
100% Sauvignon, clone R3, vinificato in bianco, secondo la vinificazione classica. Colore giallo paglierino. Al naso è estremamente varietale con note di frutta esotica, melone, foglia di pomodoro, salvia e macchia mediterranea. Non manca la mineralità che emerge anche al palato, con un’importante nota sapida che si equilibra con acidità e freschezza.

Concludiamo con due eccellenze della cantina:

Turéis Bianco Venezia Giulia IGT 2017, 13° alcol.
Turéis è una stella gigante, bianco-gialla, brillante e luminosa. Chardonnay, Sauvignon e Friulano regalano un vino brillante proprio come la stella da cui prende il nome.
Dopo una vinificazione classica in bianco, i tre vini, affinano, separatamente, per 18 mesi in barrique di rovere francese, regalando un giallo paglierino intenso con riflessi dorati alla vista. Potente ed intrigante al naso: ginestra, pesca noce, mandorla, ananas, albicocca. Al sorso è vibrante, con note sapide che perdurano fino alla chiusura agrumata che affianca una fresca nota balsamica.

Brumâl Rosso Venezia Giulia IGT 2017, 13° alcol.
Refosco dal peduncolo rosso e Merlot. Vinificazione in rosso con fermentazione sulle bucce con metodo Ganimede a temperatura controllata. Il 25 % di ciascuna varietà affina in barrique di rovere per 10 mesi, mantenendo così la freschezza varietale, ma ammorbidita dal passaggio in legno.
Rosso rubino. Il profumo ci invade il naso, intenso, e con una complessità aromatica che va dalle visciole in confettura, alle amarene, alla confettura di ciliegie, fino al sottobosco ed alle spezie. Il sorso è caldo e morbido, bilanciato da una freschezza e sapidità quasi salina che ne allunga il finale gustativo, con un tannino delicato che non invade il palato e richiama ad un altro sorso di conclusione.