Un Pinot grigio che stupisce i sensi
Pinot Grigio Vigna L’Omeri Trentino DOC 2014 Collezione Quaranta Jugheri, Cantina sociale Roverè della Luna (TN)

 

Lo iugero (iugerum) era un’unità di superficie agraria utilizzata dai romani che corrispondeva all’incirca ad un quarto di ettaro (2519.9 m2 per la precisione); equivaleva all’area di terreno che era possibile arare in una giornata di lavoro con una coppia di buoi aggiogati (di qui l’etimologia da “iugum”, cioè “giogo”). Il termine veniva usato in agricoltura anche nel Medioevo (jugium, iugis o iugerum), ma il valore che rappresentava poteva variare da luogo a luogo ed era molto maggiore rispetto allo iugero romano (nell’ordine di 7000 o 8000 m2).
Quaranta Jugheri a Roverè della Luna (Trento) è il vigneto della cantina sociale, formato da piante di 15-30 anni di età, situato nella porzione settentrionale del conoide del paese. La collezione di vini, che prende il nome da questo vigneto interpreta i quattro grandi vitigni del territorio in versioni morbide ed eleganti, le cosiddette “riserve”; vini che, lungo la loro produzione, abbracciano il legno che li rende unici e complessi. I nomi delle singole vigne da cui provengono le uve danno il nome a questi quattro vini importanti ed unici: Vigna L’Omeri (Pinot grigio), Vigna Winchel (Gewürztraminer), Vigna Feldi (Pinot Nero), Vigna Rigli (Lagrein). Quattro DOC Trentino che affascinano e stupiscono all’assaggio e qui vi voglio parlare della bottiglia che ha stupido di più i miei sensi: il Pinot grigio, ma…quello che non ti aspetti.

Le piante di questo vitigno nella Vigna L’Omeri (la porzione più settentrionale della zona Quaranta Jugheri) crescono su terreni a scheletro prevalentemente originato dal continuo apporto di materiale detritico del rio Molini. La resa per ettaro è di 60 hl/ha.
La vendemmia avviene manualmente e permette di operare una prima selezione delle uve. Una volta trasportate in cantina, queste vengono sottoposte ad una pressatura soffice e avviate alla fase di fermentazione che si svolge in grandi botti di rovere a temperatura controllata di 18-20°C. Segue poi un lungo affinamento sui propri lieviti nei medesimi recipienti.

Io ho stappato l’annata 2014, al culmine della sua fase più espressiva.
Giallo caldo e intenso alla vista.
Stupisce appena lo verso nel calice e ancor più quando lo avvicino al naso: albicocca, kiwi maturo, frutti esotici canditi, papaya, mela cotogna, Big Babol panna e fragola, fragoline di bosco, caramella alla frutta, pera matura, per poi lasciare spazio a dolci note vanigliate apportate dall’affinamento.
Caldo e pieno al palato, con una spalla acida ancora ben presente, equilibrato; l’esplosione di aromi sentiti al naso si ripresentano e persistono al retrolfatto.

Non facile è l’abbinamento per queste insolite note per un pinot grigio.
Io l’ho provato con la faraona all’arancia. Potrebbe sposarsi bene anche con dei risotti complessi, con piatti speziati in cui non mancano le note agrumate e fruttate di qualche ingrediente che lo arricchisce: possiamo quindi godercelo con un petto d’anatra all’arancia, un risotto con fegatini e zafferano, del patè o, perché no, dei formaggi a media stagionatura accompagnati da composte e chutney fruttati che ricordano i profumi di questo Pinot grigio…che stupisce i sensi.