Sauvignon Vigna Pajze, la Verticale. Muzic mi stupisce ancora.

Scoprire il Collio, attraverso gli anni.
Abito vicino al confine con il Veneto, a 5 km da quella linea ancora invalicabile, ma nulla impedisce il percorrerne 110 e andare dalla parte opposta del Friuli, sul confine con la Slovenia.
Nulla mi impedisce di vivermi la mia regione. Di ritornare tra le vigne post-quarantena.
Di ritrovare le chiacchiere con i produttori-amici.
Di rivivere assaggi straordinari di vini straordinari.
Ho chiamato Fabijan Muzic. Per il mio ritorno in cantina volevo andare di nuovo in una delle mie aziende del cuore. In quelle dove si va a colpo sicuro ogni volta che si stappa. Memore di una promessa l’ho avvisato che sarei arrivata e avrei voluto una degustazione speciale…
Sauvignon Vigna Pàjze. Non vedevo l’ora di prendere l’auto e tuffarmi nel Collio e in quella degustazione.
Fabijan, produttore e amico, l’ho conosciuto tre anni fa: ho conosciuto la sua famiglia, la sua cantina, i suoi vini durante una degustazione in cui prestavo servizio; la degustazione era una verticale del suo Collio Bianco. Un colpo di fulmine per lo stile, l’equilibrio e la perfezione in ogni annata, anche nell’evoluzione.
Un anno dopo, nello stesso luogo, ci fu l’occasione di un’altra verticale: era la Malvasia la protagonista quella volta.
Sono poi stata a trovarlo in cantina (di questo viaggio ve ne ho già parlato), a scoprire il regno e le vigne dove quei vini, per me tanto perfetti, nascevano. Annate buone, annate scarne, annate strane… nulla ha mai tolto l’equilibrio e l’identità firmata Muzic.
Ci siamo ritrovati, dopo un’altra promessa, nella sua cantina per un’ennesima verticale.
Affacciati sui vigneti che dominano San Floriano del Collio, nel silenzio di una fase 2 che costringe ancora ai soli spostamenti regionali.
Questo è il mio primo viaggio, il mio primo incontro con i produttori, la mia prima “libera” uscita di passione e di lavoro post lock-down.

Sei i Sauvignon in degustazione: 3 di questo decennio, 3 dello scorso.
6 confronti tra annate con clima ballerino, cambio di mano nella produzione, ma uve dalla stessa vigna: Vigna Pajze, Doc Collio

La vendemmia inizia sempre quando le uve sono mature per poter donare un’impronta più fruttata e tropicale al Sauvignon, mascherando le sue note vegetali.

Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2018, 14.5% alc. il primo assaggio.
Annata abbondante e di qualità, che ha regalato vini alcolici, bilanciati tra struttura e acidità, con l’acido malico che regala freschezza alla beva.
In bottiglia da 1 anno e 2 mesi.
Giallo paglierino, riflessi verdognoli. Le note aromatiche sono presenti tutte in modo leggero, presentandosi così con leggere note fruttate tra le quali spicca il pompelmo e la pesca bianca, un leggero peperone verde, una leggera mineralità. Emergono anche le note balsamiche (salvia, rosmarino). Tutto in equilibrio. All’assaggio emerge la nota citrina, una spiccata acidità, ma che nulla toglie ad un equilibrio con la morbidezza e la sapidità.
Lasciato nel calice e andandolo a riscoprire regala una nota ‘moscatata’, molto floreale, di fiori di campo e di montagna con quei ricordi balsamici, note erbacee, ricordi di alloro e spicca ancora di più la salvia rispetto al primo approccio. Piano piano anche la mela matura si fa spazio.
Dopo quasi mezz’ora il vino è ancora vivo, pieno nel calice e regala note eleganti di fiori di arancio e frutta. Permane e continua a farsi presente durante tutta la degustazione, questo 2018, che, negli anni, si prospetta che regalerà piacevoli sorprese di sé.
Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2016, 14% alc.
Annata calda in cui emersero problemi di code fermentative, ci dice Fabijan; i vini perciò mostravano difficoltà nel giungere a termine fermentazione.
Giallo paglierino. Portandolo al naso emergono subito la frutta a polpa bianca e gialla (frutta esotica nello specifico) e una nota floreale.
In bocca si presenta meno strutturato del precedente, ma più elegante, grazie all’equilibrio e la finezza che regalano le maggiori note floreali qui presenti, accanto a quelle fruttate. Mineralità sempre presente.
Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2015, 14,5% alc.
Una bella annata quella del 2015. 4 anni in bottiglia per questo terzo Sauvignon.
Giallo paglierino brillante. Al naso spicca l’acidità citrina, le note agrumate tra le quali prevarica il pompelmo; si affiancano poi note di papaya e di banana. Aromi leggeri ed eleganti. Una leggera speziatura e note balsamiche, fresche, ricordi di menta e di timo. Qui inizia ad emergere anche il carattere di questo vitigno: peperone giallo e verde pian piano si fanno spazio tra i primi aromi percepiti. Soffusa, immancabile, la mineralità. Morbido, vellutato al palato. Pieno, fresco, rotondo, sapido. Ricco di aromi, succoso. Frutta esotica e balsamicità al retrolfatto che risulta persistente.
Lo riporto al naso dopo un po’: trovo una nota minerale spiccata. Una caramella alla liquirizia. Sembra un non-Sauvignon; alla cieca potrebbe essere confuso con uno Chardonnay per la sua nota morbida, la sua mancanza di personalità vegetale, e la predominanza di quella fruttata.
Passiamo al decennio precedente…

Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2008, 13,5% alc.
Lo ammetto già: quello che mi ha regalato più emozioni e più stupore.
2008: un’annata fresca, piovosa, che portò ad una vendemmia ritardata ma che, dopo un’estate bagnata, vide il sole e il caldo nel momento della raccolta.
Giallo dorato. E già agli occhi è un calice che incanta.
Portandolo al naso invade la nota minerale che, man mano, scompare, aprendosi in un ventaglio di aromi balsamici, fruttati con note di frutta esotica essiccata, banana e albicocca disidratate, pesca sciroppata e frutta secca. Queste note calde, orientali, salmastre.
Lo lascio evolvere nel calice, aspettandomi ulteriori scoperte che effettivamente, poi, mi regala: si fa sempre più presente la succosa frutta sciroppata ma emergono anche note di legno di liquirizia, miele di castagno con la sua nota forte, accanto al più elegante millefiori, è presente una leggera nota ossidativa, immancabile ma sembra messa lì apposta, in mezzo al continuo evolvere ancora in note vegetali secche (fieno), geranio, peperone verde arrostito…ed ecco che il Sauvignon si svela. Passano molti minuti dal primo sorso, che non ha regalato la stessa pienezza e aromaticità donata al naso, ma che lo rende comunque un vino memorabile. Ecco che escono soffuse note di capperi e olive. Lui evolve…continuamente… come se volesse liberarsi della ristrettezza di quegli 11 anni in bottiglia.

Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2005, 13,5% alc.
Giallo paglierino brillante con, ancora, riflessi verdognoli. Questo stupisce: un giovanotto dentro (ma un po’ anche agli occhi), con 14 anni sulle spalle.
Equilibrio al naso. Esce immediatamente la mela cotogna, che ritrovo in bocca in tutta la sua struttura. Pieno, caldo, ricco, rotondo, morbido ed equilibrato tra note morbide, acidità e sapidità. Note balsamiche, alloro, rosmarino. Mineralità terrosa, pepe bianco, pompelmo. Un via vai di note che si amalgamano però alla perfezione.
L’apertura al calice regala un’evoluzione in note resinose e di aghi di pino.
Sauvignon Vigna Pàjze DOC Collio 2004, 13,5% alc.
Nasce da un’annata fredda questo ultimo Sauvignon, e l’assaggio la rispecchia.
Giallo dorato con lievi riflessi aranciati. Al naso esce il peperone verde, il glicine, la nota minerale e la frutta fresca aspra. 15 anni in bottiglia e sa regalare ancora, a suo modo, sensazioni di freschezza. Escono le note di frutta secca, la nocciola in particolar modo, accanto alla noce, lievemente più soffusa.
Non regala molta struttura al palato; si presenta con una nota acida citrina, un accenno di struttura che svanisce immediatamente. Non possiamo dargli torto: una longevità “forzata”, che però, mostra ancora la sua testardaggine.
Il Sauvignon è così. Un po’ come me. Forse è anche per questo che è tra i miei vini bianchi preferiti. Lo assaggio, lo studio e cerco di scoprirne di lui sempre più in questi anni.
È un bianco testardo: nasce con le sue note vegetali tipiche, reso sempre più aggraziato e fruttato per andare incontro ai consumatori. Lui si adatta, ma resta Sauvignon. Resiste nel tempo, nelle variazioni e nella struttura.
Amato o odiato. Ma pur sempre Sauvignon. Scovate, cercate dietro tutte le modifiche che si fanno di lui, ma il suo carattere resterà sempre lo stesso.
Chi l’ha detto che un vino bianco non possa resistere nel tempo (per anni) e regalare intense e inaspettate emozioni?!
Non aspettatevi la freschezza, la genuinità e tipicità degli aromi; ma grazie all’evoluzione potrete godere dell’unicità che queste bottiglie sapranno regalarvi. A me hanno stimolato la mente, permettendomi viaggi culinari nell’immaginarmi il miglior piatto che potesse accompagnarli.
Ricorderò tra tutti il 2008, con il sogno di degustarlo in una sedia a dondolo affacciata sul Collio, intervallato e sposato da dei crostini di patè di fegato d’oca.
Grazie Fabijan, per questo ennesimo viaggio nel Collio attraverso i tuoi vini firmati Muzic, attraverso gli anni.
