I vini di Emilio Bulfon

Questa è stata una visita di fine Corso. LA visita. Sì, perché per concludere il mio primo corso di avvicinamento al vino ho voluto portare i miei corsisti a scoprire uno degli angoli nascosti del nostro meraviglioso Friuli: l’Azienda vitivinicola Emilio Bulfon a Valeriano di Pinzano al Tagliamento, provincia di Pordenone. Siamo vicino al letto del fiume Tagliamento, tra Spilimbergo e San Daniele.
La visita è iniziata ai piedi del campanile di Pinzano. Ci accoglie Alberta, figlia di Emilio, studiosa ed appassionata di storia e arte locale, e fin da subito ci racconta e trasmette, come pochi, il suo territorio. Ci spostiamo poi tra i vigneti, accanto alla chiesetta della Santissima Trinità, in un’area protetta, dove anche la coltivazione della vite deve rispettare precisi vincoli.
Non è poi così difficile, però, per la famiglia Bulfon, rispettare anche attraverso le loro piante, il territorio. C’è cura e attenzione: si effettua la lotta integrata e la potatura delle piante viene eseguita secondo il metodo Simonit&Sirch. Ricca è qui la biodiversità sia della flora che della fauna.
Lavorano tutto in purezza e appezzamento per appezzamento (25 in tutto, con terreni differenti, tra Pinzano e Castelnovo del Friuli, per un totale di 11 ettari) in maniera tale da ricavare dei vini unici e di estrema qualità.
La storia di questa azienda nasce nel 1964, quando Emilio arriva qui a Pinzano, da Pozzuolo del Friuli, con Noemi. Trova solo campi, ma, in mezzo ad essi, scopre degli antichi vitigni, che fino ad una trentina di anni fa sembravano scomparsi, fagocitati dai rovi e dall’incuria degli uomini, ma che la sua passione, con l’aiuto della moglie e dei figli Alberta e Lorenzo, ha fatto rinascere a nuova vita e con cura ha individuato, selezionato e reimpiantato, con la collaborazione degli esperti ampelografi dell’Istituto sperimentale di Conegliano e l’appoggio della provincia di Pordenone e della Regione.
Il cuore della filosofia dell’azienda è rappresentato proprio dalla scoperta e dal recupero di questi antichi vitigni friulani coltivati per secoli in alcuni areali pordenonesi e udinesi: Sciaglin, Ucelùt, Cividin a bacca bianca e Forgiarin, Piculit Neri, Cjanorie, Cordenossa e Fumàt a bacca nera. La missione di rivalorizzazione e riconoscimento è stata, e lo è ancora, lunga e intricata.
Solo quattro di queste cultivar, le prime scoperte sulle colline del Friuli Occidentale, sono riuscite ad ottenere finora il riconoscimento ad IGP (Ucelùt, Piculit Neri, Sciaglin, Forgiarin) nel 1991 e, quindi, ad essere iscritte al Catalogo nazionale delle varietà di viti. Qualche anno prima, nel 1987, in un libro edito dalla Provincia di Pordenone, sono state pubblicate le schede ampelografiche.
Cjanorie, Cividin, Cordenossa e Fumàt, sono state invece trovate in seguito a Gemona del Friuli, Navarons di Meduno, Castions di Zoppola, Codroipo e San Vito al Tagliamento.
Dal vigneto ci dirigiamo in cantina, a Valeriano, dove ci accoglie Lorenzo, l’anima “tecnica” della famiglia che ci guida tra serbatoi e botti di ciliegio, raccontando come vengono fatti i vini qui. L’estrema cura per le uve che diventano mosto e poi vino, traspare anche dalle sue parole.
Una piccola cantina, familiare, dove però c’è tutto il necessario per realizzare con le sapienti mani della tradizione e l’aiuto della tecnologia vini bianchi, rossi, secchi e dolci, dai vitigni autoctoni rivalorizzati.
L’accogliente sala degustazione ci prepara, dopo tante parole, finalmente, ad assaggiare….
Sciaglin Venezia Giulia IGP 2019, 13,5° alcol, è l’apripista.
Giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli. Elegante e delicato al naso, si esprime con note di fiori bianchi, mela e pesca a polpa bianca. Soffuse note agrumate, citrine, di buccia di limone verde gli danno un leggero sprint. In bocca poi sorprende: caldo, morbido e rotondo, avvolge il palato e regala il ritorno al retrolfatto delle note aromatiche sentite al naso. Buona acidità che lo sostiene.
Ottimo con degli antipasti strutturati, delle frittate o dei risotti con le erbe primaverili.
Piculit neri Tre Venezie IGP 2019, 13° alcol è il nostro secondo assaggio.
Piculit (da non confondersi con il vitigno Picolit, a bacca bianca) deriva da “pecol”, piccolo colle. Si coltiva solo nella zona di Castelnovo del Friuli e di Pinzano al Tagliamento.
Rosso rubino non particolarmente intenso con riflessi violacei. Frutti rossi, frutti di bosco al naso: mirtillo, fragola, ciliegia. Note balsamiche fresche di menta ed eucalipto. Leggera vaniglia inziale che poi si confonde nelle note fumè. Un sorso diretto e fresco con un tannino ben presente, ma non troppo eccessivo, sinonimo della sua giovinezza, così come la leggera acidità che lo accompagna.
Brioso, fruttato, dinamico… un rosso che può accompagnare dei salumi in un rustico aperitivo.
Fumo rosso, Vino rosso 2019, 14° alcol.
Da uve Fumàt, questo rosso nasce per dar vita ad un numero ristretto di bottiglie: 1333 quelle di questa annata.
Vecchio vitigno a bacca nera friulano, deve probabilmente il suo nome all’aroma leggermente affumicato dei vini che se ne ricavano; altri invece sostengono che derivi dall’epoca tarda in cui viene vendemmiato: fine ottobre, quando già le nebbie (“fumàt” appunto) ricoprono i vigneti.
Rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei. Intenso al naso: frutta rossa matura, sottospirito e in confettura. Note floreali di rosa rossa e spezie, tra cui il pepe nero prevale; escono poi le note di tabacco, di fave di cacao. Regala un sorso caldo e rotondo, poco tannico, equilibrato e morbido…nonostante la sua giovinezza.
Una struttura e complessità aromatica ideali per brasati o selvaggina da piuma.
Ucelùt Venezia Giulia IGP 2019, 13° alcol.
Le uve di Ucelùt, antico vitigno autoctono appartenente alle “uve uccelline”, vengono in parte vinificate in acciaio e in parte appassite prima della vinificazione classica. Ne risulta un vino da dessert non stucchevole, ma da una leggera nota dolce, spalleggiata da un’importante acidità; ideale come accompagnamento di formaggi stagionati o pasticceria secca. L’eleganza delle fini note floreali (acacia, glicine, fiori bianchi) al naso è in equilibrio con le sfumature di miele regalate dall’appassimento.
Moscato rosa Tre Venezie IGP 2019, 13,5° alcol è il nostro gran finale.
Colore bellissimo, unico: rosa intenso, rosso fragola… seduce già alla vista.
Questo vitigno, originario e diffuso soprattutto in Alto Adige, regala una degustazione unica: profumi ricchi e “ruffiani” di fragola, pesca, rosa, rosa canina…intenso, ampio al naso così come al sorso; dolce, morbido ma bilanciato dalla sua caratteristica nota amara finale: l’equilibrio organolettico perfetto per i dolci. Via libera quindi a pasticceria secca al cioccolato o crostate con confettura di fragole, frutti rossi, magari con una frolla al cacao. Provate a degustarlo con un semplice quadretto di cioccolato fondente al 70%… magia per un momento di “meditazione”…
Per me tornare in questa cantina è una garanzia di accoglienza, con curiosità sempre nuove e continui assaggi di scoperte e conferme.
Per i corsisti, e gli amici appassionati che si sono uniti in questa mattinata, è stata una piacevole scoperta…in questi angoli “nascosti” della nostra regione.
Questa è una famiglia che incarna alla perfezione il concetto di terroir: nei loro vini c’è la terra, c’è il clima di queste colline, c’è la sapienza dell’uomo e la storia. Questi vini sono fatti qui, dalla famiglia Bulfon, e resteranno per sempre unici nella loro identità.