Pre…gustando il Figo Moro

E…state con me!

Venerdì 27 agosto: “Una passeggiata tra vigneti e alberi di fico sulle colline di Caneva; una serata speciale di scoperta, assaggi, curiosità e aneddoti sul Figo Moro da Caneva con l’intreccio nell’assaggio dei vini della cantina Rive Col De Fer, guidati da Alessia e la sua famiglia e accompagnati dalla Sommelier.”

Venerdì 27 agosto è stata una serata speciale di anteprima alla Festa del Figo Moro da Caneva.
Accolti da Alessia Carli nella sua azienda vitivinicola Rive Col De Fer abbiamo passeggiato tra i suoi vigneti di Verdiso, Malvasia, Merlot e Glera e, protagonista della serata, abbiamo messo piede in una delle coltivazioni di albero di Figo Moro.

Il Fico

Il Fico (Ficus carica) appartiene alla famiglia delle Moracee ed è originario della Siria. Inizialmente si è diffuso in Siria e India poi in tutto il bacino del Mediterraneo. Attualmente lo troviamo anche in Africa meridionale e in America del Sud.

La sua coltura è tra le più antiche: sono state ritrovate fonti iconografiche in cui era riprodotto, risalenti ancor prima della nascita di Cristo. Omero lo cita tre volte nell’Odissea. Viene citato anche da Aristotele, Catone, Columella, Plinio, tra i più famosi.
Viene riportato nei Vangeli: la Sacra Famiglia in fuga da Betlemme per la strage degli innocenti, trovò nascondiglio dai soldati sotto i rami di un fico; Giuda, dopo il tradimento, si impiccò con un ramo di fico.

Il Figo Moro

Le testimonianze della coltivazione del fico nero a Caneva sono antiche (XIV° secolo). Siamo ai tempi della Repubblica Serenissima, quando lo citano come “frutto speciale portato da Caneva”. Pregiato per le sue doti energetiche e medicinali. Venezia lo esportava secco e veniva somministrato ai marinai contro lo scorbuto; il frutto fresco invece lo teneva per la nobiltà.

La Pianta

La pianta produce immediatamente e raggiunge i 60-70 kg di produzione dopo 7 anni di impianto.
Qui, sulle colline di Caneva, cresce nel suo terreno vocato: con le sue radici fonde trattiene i terreni franosi.
Gli iscritti al Consorzio per la tutela e la valorizzazione del “Figo Moro” da Caneva mantengono le piante ad alberelli bassi e compatti, in modo che rendano frutti migliori e sia più agevole la raccolta (che avviene tutta esclusivamente a mano e con molta cura: non solo per non danneggiare il frutto, ma perché produce un latte che è molto irritante se viene a contatto con la pelle).

Il Frutto

Il fico è una grossa infiorescenza carnosa (siconio), ricca di zuccheri. All’interno sono racchiusi i fiori unisessuali piccolissimi. Matura in circa 60-70 giorni con peso variabile se di primo o secondo fiore.
I veri frutti sono gli acheni, che si sviluppano all’interno.
La buccia vira dal viola al blu al nero (da essa il nome “moro”) ed è molto fina, per cui si mangia senza sbucciarlo.
La polpa è tenera e sapida, all’interno rosso cardinale che contrasta con il bianco, ed è più dolce delle altre varietà.

Contiene alte concentrazioni di fentocianosidi (miglioratori della vista) e sostanze pectiche (che contribuiscono a contrastare l’ostruzione venosa). É un frutto molto dolce, abbiamo detto, infatti contiene il 12-13% di zuccheri, assieme al 3% di fibre (di cui il 2% solubili in acqua).

I vini

Dopo una passeggiata alla scoperta di tutte queste curiosità ritorniamo in cantina.
Stappiamo il Birbo spumante brut, 11° alcol, 80% glera e 20% verdiso, come benvenuto agli ospiti.
Giallo paglierino con una bollicina fine e persistente alla vista ed al palato. Regala sentori di pera, mela, frutta acerba che vira sulle note citrine e si accompagna ad un bouquet floreale. La mineralità è spiccata, sia al naso che in bocca. Ricco, armonico, con un’acidità persistente. Non il solito spumante.

Proseguiamo poi con il Re della casa: il Verdiso frizzante. Annata 2020. 11° alcol. Giallo paglierino con riflessi verdognoli ed una sottile bollicina. Molto intenso al naso di mela e pera e una leggera nota citrina. Equilibrato e piacevole al palato con una buona rotondità.
Non poteva essere che lui ad accompagnare il protagonista della serata: un piatto ricco di prodotti tipici che ruotano attorno al Figo Moro.
Il figo moro fresco accompagnato dal prosciutto crudo di San Daniele.
Due formaggi (un Latteria di 3 mesi di Ovaro, un Bastardo del Grappa) accompagnati da una composta di figo moro e senape e una confettura extra di figo moro.

La Malvasia Venezia Giulia IGT 2017, 13° alcol, fa proseguire la nostra degustazione. Un vino elegante al naso ma dalla struttura importante al palato. Si presenta di un giallo paglierino carico alla vista, con intensi e complessi sentori fruttati e floreali al naso. Calda e rotonda al palato….
…e nel mentre Alessia ci porta il piatto sorpresa della serata: una pasta al ragù bianco con figo moro. L’equilibrio tra dolcezza e sapidità del piatto si sposa alla perfezione con questo vino che generalmente è amante del pesce. Accomunati da eleganza e delicatezza al profumo ma dallo sprint all’assaggio, anche con la carne la Malvasia ha il suo perché.

Quarto vino, dopo gli assaggi prelibati, è il Cabernet Sauvignon. Annata 2018. Rosso intenso con leggeri riflessi violacei. Caratteristico al naso di frutti di bosco in particolare more e mirtilli, affianco ai quali non mancano le note floreali di violetta e le note erbacee. Asciutto e piacevolmente tannico, con un buon corpo e un finale speziato che accompagna le note fruttate sentite al naso.

In una serata così non si può che terminare in dolcezza…
Rù N°5. Verdiso Passito. 14° alcol. Giallo dorato. Una ricchezza di frutta candita, buccia di arancia essiccata, miele, frutta secca, fichi secchi e datteri, note speziate di zenzero e zafferano. Dolce ma non stucchevole: la buona acidità lo bilancia. Ideale con i formaggi più che con i dolci (specialmente la pasticceria secca).

Abbinato ad un assaggio di ricotta con il Cioccomoro: la composta di figo moro con le fave di cacao. Una prelibatezza, che ancor meglio si sposa con il Rù N° 3. 50% Merlot e 50% Refosco dal peduncolo rosso. Dolce, rosso, fruttato. Qui il fico caramellato e il cioccolato escono preponderanti, ma le note rustiche e leggermente amare sul fondo conferite dal Refosco lo tengono a bada regalando un sorso equilibrato e perfetto per chiudere la serata sotto il cielo scuro di Caneva, moro…come il Figo, protagonista di questa nostra esperienza conoscitiva e gustativa.